sabato 21 gennaio 2017

Dallo scudetto ad Auschwitz di Matteo Marani

Titolo: Dallo scudetto ad Auschwitz
Autore: Matteo Marani
Editore: Aliberti (ora pubblicato da Imprimatur)
Pagine: 221
Prezzo: 9,90€
Formato: brossura
Anno 1ª edizione: 2007
Genere: Storia, biografia
Codice ISBN: 978-88-7424-862-9

Il libro: Non lo sapeva nemmeno Enzo Biagi, bolognese e tifoso del Bologna. "Mi sembra si chiamasse Weisz, era molto bravo ma anche ebreo e chi sa come è finito" ha scritto in "Novant'anni di emozioni". È finito ad Auschwitz, è morto la mattina del 31 gennaio 1944. Il 5 ottobre 1942 erano entrati nella camera a gas sua moglie Elena e i suoi figli Roberto e Clara, dodici e otto anni. Questa è la risposta, documentata, di Matteo Marani, bolognese, giornalista e storico appassionato. Tre anni di ricerca scrupolosa e insieme ossessiva, perché gli pareva di inseguire un fantasma. Dallo scudetto ad Auschwitz ricostruisce in modo pertinente la storia di Arpad Weisz, vincitore di quattro scudetti tra il 1930 e 1938.


Giudizio personale
Manca ormai meno di una settimana al 27 gennaio, giornata della Memoria. Ho pensato così, in questi pochi giorni che ci separano da quella data di consigliarvi la lettura di due libri che trattano il tema dell'Olocausto in modi molto diversi ma secondo me molto ficcanti. Il primo libro di cui vi parlo è appunto questo Dallo scudetto ad Auschwitz. L'ho scoperto per via della mia passione fuori misura per il Bologna Calcio. Sì perché, proprio durante una trasmissione sportiva di una rete locale, Matteo Marani (giornalista bolognesissimo, ex direttore del Guerin Sportivo e attuale vice direttore di Sky Sport 24) stava raccontando la storia di Arpad Weisz, allenatore del Bologna degli anni '30 nonché vincitore di tre scudetti (due con il Bologna e uno con l'Ambrosiana, l'attuale Inter). E questo libro parla proprio di lui, di Arpad Weisz, un uomo per bene, un professionista serio dedito al lavoro e alla famiglia, rispettato da tutti, temuto dagli avversari e celebrato dai tifosi. Un brav'uomo la cui unica colpa fu quella di avere origini ebree. Dopo aver vinto tutto il vincibile, dopo aver conquistato il rispetto di tutti accadde qualcosa. Nel 1938 in Italia vengono promulgate le leggi razziali. Leggi che rendono Weisz e tutti gli ebrei cittadini di serie B. Arpad Weisz si ritrova così dalle stelle alle stalle. Improvvisamente la gente non vuole più lavorare con lui, non vuole farsi vedere con lui, non vuole intrattenere rapporti con lui;  così prima è costretto a lasciare il lavoro, poi ad abbandonare l'Italia. Nel 1939, infatti, parte con moglie e figli alla volta di Parigi in cerca di un po' di serenità. Ma anche Parigi non è un posto sicuro per un ebreo e così parte ancora, questa volta verso l'Olanda. Sarà qui, nel 1942 in seguito all'occupazione nazista, che sarà catturato con la famiglia e portato ad Auschwitz, dove moriranno due anni dopo. La ricostruzione storica di Marani è impeccabile. Un lavoro certosino durato anni per donare al mondo il racconto di un uomo a lungo dimenticato, celebrato prima e abbandonato poi. Una storia di sport, dedizione, amore e morte. Una storia che colpisce dritta al cuore.
Perché ho deciso di consigliarvi questo libro? Perché è la storia di un uomo, ma è la storia di tante persone. Persone oneste, padri e madri di famiglia, lavoratori, insomma esseri umani, improvvisamente etichettati, additati come scarti della società. Non più uomini e donne, ma spazzatura. Quanti Arpad Weisz ci saranno stati in Italia? In Europa? Persone tradite da amici e conoscenti, rinnegati da un Paese che non li vuole più e li consegna, di fatto, nelle mani del loro carnefice. Ho deciso di parlarvi di questo libro perché è bene non dimenticare mai quello che anche questo paese è stato. Becero, violento, razzista, feroce e perfido. Perché troppe volte ho sentito rivisitazioni storiche secondo cui i cattivi erano solo i tedeschi. No, non è così. Non dimentichiamocelo.
Voto: 9

Colonna sonora: Auschwitz di Francesco Guccini
Consigliato: a tutti, in particolare ai più giovani. Che la storia possa insegnarci qualcosa.

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giovedì 19 gennaio 2017

PERSUASIONE di Jane Austen

Titolo: Persuasione
Autrice: Jane Austen
Titolo originale: Persuasion
Traduzione: Anna Luisa Zazo
Editore: Mondadori
Collana: Oscar Classici
Pagine: 324
Prezzo: 8,40 €
Formato: brossura
Anno 1ª edizione originale: 1818
Genere: classici, letteratura inglese
Codice ISBN: 978-88-04-50149-7



Trama: Il libro narra le contrastate vicende di due giovani, Anne, figlia di un Lord, e Frederick, ufficiale di marina. I due si amano, ma la ragazza presto si lascia persuadere dalla famiglia a rinunciare all'innamorato, di natali troppo umili. Frederick scompare per sette anni: quando torna, è un uomo ricco e influente, ma ancora pieno di rancore per essere stato abbandonato da Anne. Costei, ormai donna, si rende conto di averlo sempre amato, e solo dopo lunghi tentativi riuscirà a superare l'ostilità e il risentimento dell'uomo.

Giudizio personale: Quando, nell'estate 2009, lessi l'ultima riga di Orgoglio e pregiudizio credevo che nessun altro romanzo austeniano avrebbe potuto rapirmi così tanto e in maniera così profonda. Certo, in seguito, sono rimasta colpita e mi sono innamorata anche di Ragione e sentimento e ancor di più di Northanger Abbey, romanzi che, per ragioni diverse, amo molto. Ma già dopo pochissime pagine di questo libro ho percepito che stava succedendo di nuovo, ho capito che ancora una volta la nostra mitica zia Jane mi aveva colpita dritta al cuore. Oh, se solo poteste vedere la mia faccia ora, mentre maldestramente cerco di fare un po' di chiarezza in questa testolina un po' pazza, per cercare di mettere qui, nero su bianco, tutte le emozioni e le sensazioni che Persuasione ha scatenato. Protagonista di questa meraviglia della letteratura inglese è Anne, una giovane donna, figlia di Sir Walter Elliot. Seconda di tre sorelle e orfana di madre, vive in una famiglia in cui il culto per il titolo nobiliare acquisito è pressoché la base fondante su cui poggiano tutti i rapporti che il padre e la sorella maggiore intraprendono. Non a caso l'incipit del romanzo descrive quanto Sir Walter sia "ossessionato" dal Baronetage, il libro in cui vengono elencate e descritte le famiglie dei baronetti inglesi: per lui è una sorta di Bibbia, che cura e legge ogni qualvolta ne sente il bisogno. Anne, a differenza del padre e delle sorelle, non dà peso al rango familiare e si innamora, ricambiata, di Frederick, giovane ufficiale di marina. Quando i due innamorati decidono di sposarsi trovano sulla loro strada due ostacoli insormontabili: la ferma intenzione di Sir Walter a non dare in sposa la figlia a un semplice ufficiale e l'opposizione di Lady Russell, amica della defunta madre di Anne, che non ritiene Frederick all'altezza della sua prediletta. Persuasa da due figure così importanti, Anne rinuncia al matrimonio. A distanza di quasi otto anni, però, il destino farà incontrare nuovamente i due giovani, e per Anne comincia un'altalena di emozioni, sempre incerta fra il desiderio di poter parlargli o anche solo vederlo e il timore che la rabbia e il rancore per il torto subito non si siano ancora assopiti per lui.
Indubbiamente il romanzo più romantico della Austen, Persuasione ha esercitato su di me una forza impressionante, tenendomi legata alle sue pagine con una tensione emotiva che non credevo fosse possibile. Un po' come, passatemi l'assurdo paragone, leggendo un bel thriller si incede nella trama con un'ansia e una tensione crescente fino all'epilogo inaspettato. Ecco, leggendo quest'opera io ero proprio così, ansiosa di proseguire, fremendo ad ogni sguardo rubato, a ogni minimo accenno di conversazione fra Anne e Frederick, e ad ogni interruzione o intromissione la mia reazione era rabbiosa quasi, perché Jane non si fa così, non me li puoi far incontrare dopo anni di lontananza e poi non dargli mai un minimo di tregua. Praticamente sembravo una pazza. Posso dire di averlo vissuto questo libro, in tutti i sensi.
Mi sono piaciuti molto i personaggi, nel bene e nel male. Anne l'ho adorata, ed è strano per me che sono tutto tranne che facile alla persuasione, anzi mi posso tranquillamente definire come una testarda che raramente cambia idea e non scende mai a compromessi. Eppure, questa ragazza mi ha conquistata: sarà stato per il suo carattere sempre positivo, per l'intelligenza raffinata e la totale mancanza di boria e snobismo propri del padre e delle sorelle, o per il modo terribile in cui veniva trattata dai familiari, sta di fatto che Anne è diventata in pochissimo tempo una delle mie eroine austeniane preferite. Frederick è semplicemente superlativo. Non so come descriverlo, la prima parola che mi viene in mente è bello. In tutti i sensi. Seppur, come spesso capita ai personaggi maschili nati dalla penna della Austen, descritto meno approfonditamente non può non affascinare, per i suoi modi, per il carattere e per la rara capacità di ammettere gli sbagli commessi e saper perdonare. Poi ci sono i personaggi dalle connotazioni negative, che Jane descrive così bene che ogni volta in cui li vedevo entrare in scena sbuffavo. Sir Walter è altezzoso, pieno di sé e noncurante di qualsiasi cosa non siano il suo nome e il suo rango; Elizabeth, la primogenita, è tale quale al padre, insopportabile. Lady Russell è invece il personaggio che più mi ha lasciata incerta nel mio giudizio: lei è davvero affezionata ad Anne, le vuole bene e per lei desidera il meglio, vede in lei tutte le qualità che il resto della sua famiglia invece ignora platealmente. Eppure, nonostante la buona fede e i buoni sentimenti, è complice e causa di un dolore profondo e insanabile nella vita di Anne, perché quando la convince ad abbandonare Frederick, pur spinta dai migliori propositi, non tiene minimamente in considerazione Anne.
In conclusione, questo è un romanzo che vi consiglio con tutta me stessa, per solleticare il vostro lato più romantico e lasciarvi andare ai sogni ad occhi aperti che zia Jane sa regalarci. Ora vi lascio, vado alla ricerca del mio Darcy o, da oggi, del mio Frederick.
Voto: 9,5
(recensione originariamente pubblicato su Bookshelf Nicky)
 
Citazione: "Una volta erano così tanto uno per l'altra! Ora nulla! C'era stato un tempo in cui, con tutte le persone che ora riempivano il salotto di Uppercross, loro due avrebbero trovato molto difficile smettere di parlare l'uno con l'altra. Fatta forse eccezione per l'ammiraglio e Mrs. Croft, che sembravano particolarmente legati e felici (Anne non poteva ammettere nessun'altra eccezione nemmeno tra le coppie sposate), non ci sarebbero stati due cuori così aperti, gusti così simili, sentimenti così all'unisono, visi così amati. Ormai erano come due estranei; anzi, peggio che estranei, poiché non avreb- bero mai più potuto essere amici. Era una estraneità perpetua."

Colonna sonora: The Promise di Michael Nyman 
Consigliato: alle sognatrici, alle amanti del romanticismo di stampo classico

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lunedì 16 gennaio 2017

L'allieva di Alessia Gazzola

Titolo: L'allieva
Autrice: Alessia Gazzola
Editore: Longanesi
Collana: Nuova Gaja Scienza
Pagine: 369
Prezzo: 18,60
Formato: copertina rigida (già disponibile in versione tascabile)
Anno 1ª edizione: 2011
Genere: giallo
Codice ISBN: 978-88-304-2997-0

È giovane. È brava.
Non regge bene le autopsie.
Ma ha tutta la morte davanti.

Trama:
Alice Allevi è una giovane specializzanda in medicina legale. Ha ancora tanto da imparare e sa di essere un po' distratta, spesso sbadata. Ma di una cosa è sicura: ama il suo lavoro. Anche se l'istituto in cui lo svolge è un vero e proprio santuario delle umiliazioni. E anche se i suoi superiori non la ritengono tagliata per quel mestiere. Alice resiste a tutto, incoraggiata dall'affetto delle amiche, dalla carica vitale della sua coinquilina giapponese, Yukino, e dal rapporto di stima, spesso non ricambiata, che la lega a Claudio, suo collega e superiore (e forse qualcosa in più). Fino all'omicidio. Per un medico legale, un sopralluogo sulla scena del crimine è routine, un omicidio è parte del lavoro quotidiano. Ma non questa volta. Stavolta, quando Alice entra in quel lussuoso appartamento romano e vede il cadavere della ragazza disteso ai suoi piedi, la testa circondata da un'aureola di sangue, capisce che quello non sarà un caso come gli altri. Perché stavolta conosce la vittima. 
(dal risvolto di copertina)

Giudizio personale: La fascetta che accompagna questo romanzo cita testualmente: "Ha studiato da Kay Scarpetta" e questo è bastato per farmi acquistare il libro senza pensarci due volte, vista la mia passione smisurata per l'anatomopatologa partorita dalla fantasia di Patricia Cornwell. Iniziando la lettura però ero un po' timorosa di trovarmi tra le mani l'ennesimo giallo italiano di scarsa qualità che fa il verso ai Thriller americani perché si sa, spesso le fascette promozionali sono fuorvianti. Ed effettivamente anche questa fascetta un po' fuorviante lo è, perché Alice non ha davvero nulla in comune con Kay Scarpetta. Posso però dirmi assolutamente soddisfatta: è stata una lettura piacevole e a tratti molto divertente. La protagonista è una vera pasticciona, quella che, usando un gergo da serial TV statunitensi, potremmo definire Loser, perdente. Combina danni ad ogni movimento e questo la rende poco credibile agli occhi dei superiori, nonostante sia dotata di grandi capacità intuitive e abbia una passione smisurata per il suo lavoro. La sua vita così sottosopra e in balia della sua distrazione cronica e lo stile narrativo dell'autrice, frizzante ed ironico, ricordano vagamente Sophie Kinsella e il suo personaggio più famoso, Rebecca Bloomwood. Come Rebecca, Alice non riesce a stare lontana da guai ritrovandosi in situazioni al limite del comico e del paradossale, riuscendo persino a perdere un cadavere. Il suo maggior difetto però è la totale mancanza di autostima: lei è brava ma, come dice Arthur, non si sa vendere, non sa imporre il suo valore. Le indagini in cui è coinvolta poi, riguardano un giallo tipicamente italiano e molto attuale, cosa che rende il romanzo più vicino a noi di quanto, forse, non possa esserlo un best seller anglosassone. Il giallo e l'aspetto più chick-lit del romanzo si intrecciano alla perfezione, rendendo la lettura veloce e spassosa. Tuttavia, nel seconda parte del libro, la trama vira un po' troppo sugli aspetti più rosa lasciando in secondo piano quello che dovrebbe essere il tema principale, ovvero il delitto da risolvere. 
Con i suo limiti e i suoi punti forti, è stata una lettura leggera, ma piacevole e coinvolgente. Certo, se vi aspettate la Scarpetta italiana lasciate perdere perché, come scrivevo qualche riga più su, di Scarpetta in questo libro non c'è nulla, solo la medicina legale, peraltro esercitata in maniera decisamente diversa. Ma credo anche che Gazzola non voglia nemmeno fare il verso a Patricia Cornwell.
Nel complesso un buon esordio, che ha tutte le premesse per essere il primo romanzo di una lunga serie (attualmente siamo, se non erro, al quinto romanzo di questa serie).
Voto: 7
(recensione originariamente pubblicata su Bookshelf Nicky)

Citazione: "Pertanto, irrisa da colleghi che giocano al Dr House ed esclusa da quelli che si sentono protagonisti di un romanzo della Cornwell, non posso che considerarmi un'appendice vermiforme della Medicina legale.

Colonna sonora: What's Up delle 4 Non Blondes
Consigliato: agli amanti dei gialli che desiderano evadere un po' dalla realtà.

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sabato 14 gennaio 2017

CELL di Stephen King

Titolo: Cell
Autore: Stephen King
Titolo originale: Cell
Traduzione: Tullio Dobner
Editore: Sperling & Kupfer
Collana: Sperling Paperback
Pagine: 502
Prezzo: 10,90€
Formato: brossura
Anno 1ª edizione originale: 2006
Anno 1ª edizione italiana: 2006
Genere:Fantascienza
Codice ISBN: 978-88-6061-704-0

Trama: Boston, 1° ottobre. È un bel pomeriggio di sole e, per Clayton Riddell, una giornata magnifica. Ma, proprio in quell'istante, il mondo finisce. A milioni, tutti coloro che hanno un cellulare che hanno un cellulare all'orecchio impazziscono improvvisamente, regredendo allo stadio di belve feroci. Un misterioso impulso irradiato  dall'apparecchio distrugge il loro cervello e azzera la mente, la personalità, migliaia di anni di evoluzione. Purtroppo è solo l'inizio, perché l'enorme branco di subumani sanguinari comincia a mutare e a organizzarsi. E Clayton, tra i pochi scampati, deve raggiungere la moglie e il figlio, lasciati soli nel Maine e in balia di un telefonino...
(dalla quarta di copertina)

Giudizio personale: metti una giornata qualunque in quel di Boston. Una giornata come tante, fatta di lavoro, scuola, riunioni, chiacchiere. Una normale giornata di sole insomma. Clayton è in fila davanti a un carretto dei gelati, in attesa del suo turno. È felice perché ha appena avuto un incontro di lavoro dagli esiti più che positivi. La svolta, quella che attendeva da una vita, è finalmente arrivata. Un gelato per festeggiare e poi di corsa a casa per dare la buona notizia. Ma è proprio mentre è in attesa che qualcosa accade, qualcosa di terribile, terrificante e inspiegabile. La signora che lo precede nella fila improvvisamente aggredisce il gelataio. In un attimo, da pacifica signora qualunque, si trasforma in un essere violento, feroce, quasi animalesco. Non è l'unica però a comportarsi così. In un batter di ciglia Clayton si accorge che molte, troppe persone in strada stanno impazzendo. Si ritrova così circondato da quelli che una volta erano uomini e donne e ora sono mostri che di umano conservano ben poco. Cosa è successo però? Come è possibile che una donna diventi una belva feroce nel giro di pochi secondi? Clayton nota che tutte le persone colpite da questa terribile "mutazione" stavano parlando al cellulare. È questo il motivo? È dunque il cellulare la causa di tutto? Assillato da questi pensieri, riuscirà a sopravvivere facendo squadra con le poche persone rimaste "normali" e cercando in tutti i modi di raggiungere la sua famiglia, rimasta nel Maine. Con un cellulare.
Questa è, a grandi linee, la trame di Cell. Un romanzo sicuramente avvincente e coinvolgente. Stephen King è e resta il Re. La sua capacità straordinaria di descrivere i personaggi, di raccontarti i personaggi credo sia, nel panorama degli scrittori contemporanei, unica. E, anche in questo caso, lui ci accompagna per le strade di Boston e poi verso il Maine in cerca di salvezza. Ci rende partecipi della vita di Clayton e dei suoi compagni e, come accade sempre nei libri di King, ci fa entrare completamente nella storia. Un'immersione totale e a cui non c'è scampo. Tuttavia, questo non è sicuramente fra i migliori romanzi di King. Tutta la prima parte è pressoché perfetta. La trama è incalzante e, in un attimo, ti accorgi di non poterti staccare dalle pagine, che scorrono veloci. Poi, però, accade qualcosa. La seconda parte del romanzo perde un po' di appeal e, a mio parere, non è all'altezza della prima parte. Soprattutto perché l'intreccio a questo punto prende una svolta secondo me del tutto inaspettata. A questo punto del viaggio Clayton e compagni incontrano un altro gruppo di sopravvissuti: è un bell'incontro, fatto di bei personaggi e belle storie. Ma qui la trama prende una strada che mi ha lasciato un po' perplessa, non del tutto soddisfatta. Non so come spiegare, ma penso che, banalmente, mi aspettassi una spiegazione di quanto avviene diversa. Poi c'è il finale. Cioè finisce così? No Stephen, non si fa! Ecco questa è stata la mia reazione arrivata all'ultima pagina. Ci sono rimasta talmente male che per una settimana non ho fatto altro che ripetere "Davvero? No, dai..." In realtà, a mente fredda e a distanza di un po' di tempo (ho letto questo libro quest'estate), credo che non potesse esserci un finale diverso. Una qualsiasi altra opzione sarebbe stata o troppo prevedibile o troppo forzata. Quindi sì, alla fine è il finale perfetto. Ma fa malissimo lo stesso.
Una cosa che mi è piaciuta molto è l'idea che sta alla base del romanzo, quella da cui tutto parte e ha origine, ovvero i cellulari. Se penso che questo libro è stato scritto nel 2006, quando ancora non eravamo così schiavi dei telefonini come lo siamo oggi, sempre con lo smartphone in mano, mi convinco sempre più della grandezza di King. È un po' come se, undici anni fa, lui avesse previsto tutto: che ci saremmo sempre più rincitrulliti davanti a quelle scatoline "parlanti".
Voto: 6,5 quasi 7

Citazione: "Quello che Darwin per delicatezza non ha voluto dire, amici miei, è che se siamo diventati i padroni del mondo non è stato perché siamo i più intelligenti o nemmeno i più crudeli, ma perché siamo sempre stati i più pazzi e sanguinari figli di puttana della giungla."

Colonna sonora: Technologic dei Daft Punk
Consigliato: ai dipendenti da cellulare.
Istruzione per l'uso: spegnete il telefono e lasciatevi prendere dal libro.

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venerdì 13 gennaio 2017

Friday I'm in love

I don't care if Monday's blue 
Tuesday's grey and Wednesday too 
Thursday I don't care about you 
It's Friday I'm in love...


Così cantavano i Cure nel lontano 1992, con la bellissima Friday I'm in love. Ispirandomi a quella meravigliosa canzone, ormai quasi 6 anni fa, pensai di creare una nuova rubrica a cadenza settimanale (su Bookshelf ovviamente)  chiamata appunto Friday I'm in l❤ve. Poi vabbè, le cose sono andate come sono andate e il vecchio blog è solo un lontano ricordo, ma ho pensato di riproporre questa rubrica anche qui.
Come funziona? Ogni settimana sceglierò un libro che mi ha particolarmente colpito e ne pubblicherò un piccolo estratto, ma non un brano qualsiasi, bensì un brano d'Amore, di quello con la A maiuscola, travolgente, coinvolgente. Un amore da togliere il fiato.
Come mi sia venuta in mente una rubrica del genere, a me che sono la regina delle zitelle ciniche, francamente ancora a volte faccio fatica a spiegarmelo...
Il tutto, molto banalmente, è partito dal pezzo dei Cure (la musica, alla fine, c'entra sempre), che adoro, e anche dal pensiero, ormai fisso, che a questo mondo abbiamo sempre più bisogno di sentimento, di amore vero. Che qui ogni giorno è una catastrofe continua e un po' di bellezza e purezza serve. Tanto.

Per iniziare ho pensato a "Il maestro e Margherita" e a questo passaggio che mi fece  battere forte il cuore.


Il maestro racconta il suo primo incontro con Margherita, racconta di come fu amore a prima vista:

"Lei aveva in mano un mazzo di disgustosi, inquietanti fiori gialli. Sa il diavolo come si chiamano ma sono i primi a comparire a Mosca. E i fiori spiccavano violentemente sul suo soprabito nero. Aveva dei fiori gialli! Brutto colore. Sbucò da via Tverskaja in un vicolo e qui si voltò. Lei conosce via Tverskaja? Ci passano migliaia di persone, ma io le assicuro che lei vide me solo e mi guardava non si può dire inquieta ma addirittura in modo morboso. E lei mi colpì non tanto per la sua bellezza, quanto per il senso di solitudine insolito, mai visto, che c'era nei suoi occhi. Obbedendo a quel segnale giallo, svoltai anch'io nel vicolo e la seguii. Camminavamo per la viuzza monotona, tutta curve, l'una da una parte, l'altro dall'altra, in silenzio. Non c'era anima viva. Io soffrivo perché mi pareva che fosse indispensabile parlare e stavo in pena perché se non dicevo niente, lei se ne sarebbe andata e io non l'avrei più rivista. E, si figuri, fu lei che cominciò d'un tratto a parlare.
-Le piacciono i fiori? -
Ricordo chiaramente il tono della sua voce, abbastanza profonda ma a scatti e, per quanto sia stupido, mi sembrava che l'eco urtasse nella viuzza e riecheggiasse dalla sporca parete ingiallita. Passai rapidamente dalla sua parte e avvicinandomi a le risposi: - No -
Mi guardò stupita, e d'un tratto compresi, e fu una cosa del tutto inaspettata, che per tutta la vita avevo amato proprio lei."

(Da "Il maestro e Margherita" di Michail Bulgakov)



lunedì 9 gennaio 2017

La casa per bambini speciali di Miss Peregrine di Ransom Riggs


Titolo: La casa per bambini speciali di Miss Peregrine
Autore: Ransom Riggs
Titolo originale: Miss Peregrine's home for peculiar children
Traduzione: Ilaria Katerinov
Editore: Rizzoli
Collana: Rizzoli Best
Pagine: 378
Prezzo: 18,50€
Formato: copertina rigida
Anno 1ª edizione originale: 2011
Anno 1ª edizione italiana: 2011
Genere: fantasy
Codice ISBN: 978-88-17-05386-0

Trama: Quali mostri popolano gli incubi del nonno di Jacob, unico sopravvissuto allo sterminio della sua famiglia di ebrei polacchi? Sono la trasfigurazione della ferocia nazista? Oppure sono qualcosa d'altro, e di tuttora presente, in grado di colpire ancora? Quando la tragedia si abbatte sulla sua famiglia, Jacob decide di attraversare l'oceano per scoprire il segreto racchiuso tra le mura della casa in cui, decenni prima, avevano trovato rifugio il nonno Abraham e altri piccoli orfani scampati all'orrore della Seconda guerra mondiale. Soltanto in quelle stanze abbandonate e in rovina, rovistando nei bauli pieni di polvere e dei detriti di vite lontane, Jacob potrà stabilire se i ricordi del nonno, traboccanti di avventure, di magia e di mistero, erano solo invenzioni buone a turbare i suoi sogni notturni. O se, invece, contenevano almeno un granello di verità, come sembra testimoniare la strana collezione di fotografie d'epoca che Abraham custodiva gelosamente. Possibile che i bambini e i ragazzi ritratti in quelle fotografie ingiallite, bizzarre e non di rado inquietanti, fossero davvero, come il nonno sosteneva, speciali, dotati di poteri straordinari, forse pericolosi? Possibile che quei bambini siano ancora vivi, e che - protetti, ma ancora per poco, dalla curiosità del mondo e dallo scorrere del tempo - si preparino a fronteggiare una minaccia oscura e molto più grande di loro?
(dal risvolto di copertina)

Giudizio personale: questa è la prima recensione che faccio dopo molto tempo, dopo anni direi. Per me quindi non è facile, non so nemmeno se sono ancora capace di farne di recensioni. Ma ci proviamo e vedremo cosa salterà fuori. Abbiate quindi un po' di pazienza.
Questo è uno di quei libri acquistati con impulsività, dopo averne letto recensioni meravigliose ed entusiastiche, e che poi è rimasto sepolto nella mia libreria per almeno tre anni ad accumulare polvere. Quando però, poco tempo fa, ho visto il trailer della sua trasposizione cinematografica realizzata da Tim Burton non sono più stata capace di rimandarne la lettura. 
Come però spesso accade, quando si hanno delle aspettative molto alte il rischio che queste vengano deluse è elevato, molto elevato. E questo, purtroppo, ne è l'esempio lampante. Questo romanzo infatti non mi ha convinto per niente, o meglio mi è piaciuto ma non quanto mi aspettassi. 
Ma andiamo con ordine. Primo capitolo di una trilogia, questo romanzo narra le vicende di Jacob, adolescente americano con un bellissimo rapporto con il nonno Abraham. Un nonno sprint che per tutta la vita gli ha raccontato storie fantastiche relative alla sua infanzia e alla sua gioventù. Storie di guerra, infatti Abraham è un sopravvissuto della seconda guerra mondiale (guerra in cui ha visto sterminare tutta la sua famiglia dai nazisti), e storie di esseri fantastici e di mostri. Un giorno, però, il nonno muore in circostanze molto misteriose. Jacob è convinto di averlo visto morire per mano di un mostro famelico, dalle fauci spaventose. Quando cerca di raccontarlo alla sua famiglia nessuno gli crede, ma anzi sono tutti convinti che le storie che per anni gli sono state raccontate abbiano fatto solo danni, alimentando in lui la difficoltà a distinguere fra realtà e fantasia. Ma grazie all'appoggio dello psicologo che lo segue, Jacob riesce a convincere suo padre a partire alla volta del Galles, verso una piccola isoletta dimenticata dal mondo sulla quale Abraham passò gran parte della sua adolescenza e nella quale affondano le radici tutte le sue storie. Non voglio raccontarvi di più per non rovinarvi la lettura, perché tutto ciò che viene dopo è una scoperta continua.
Questo romanzo è oggettivamente ben scritto, non ha pretese da premio Pulitzer certo, ma si fa leggere bene, è scorrevole e abbastanza coinvolgente. Perché allora non sono entusiasta? Perché alla fine, in questo libro, non ho trovato niente di veramente nuovo. Ci sono tante cose che ricordano altre storie, altri romanzi o fumetti. Ad esempio sono davvero molte le similitudini con gli X-Men della Marvel: una scuola per ragazzi "speciali", i ragazzi speciali ovviamente, la tipologia di scontro fra buoni e cattivi. Insomma nulla di nuovo. È anche vero che il target del romanzo è molto lontano da me. È evidentemente un libro dedicato a un pubblico più giovane, tardo adolescenza mi verrebbe da dire, e  agli amanti del genere fantasy. Io ho abbondantemente superato i 30 e il fantasy non è sicuramente fra i miei  generi letterari preferiti (per quanto mi piaccia), vien da sé che il mio apprezzamento difficilmente avrebbe potuto raggiungere picchi elevati. Non so, c'è qualcosa che mi lascia perplessa e la cosa strana è che non sono in grado di identificarla con precisione. Qualcosa per cui non mi sono sentita immersa completamente nella storia, rapita dalle avventure di Jacob e compagni. Avventure che, ammetto, restano piacevoli e intriganti, ma sempre con un qualcosa fuori sincrono, non so come spiegarlo. Mi riservo però di dare un giudizio più completo e articolato quando avrò letto i successivi due libri a completamento della trilogia (entrambi editi sempre da Rizzoli).
Una cosa però assolutamente meravigliosa c'è: la grafica del libro. Bellissima e accattivante. Mi sembrava di leggere un romanzo di altri tempi; sapete quelli di una volta, rivestiti e rifiniti elegantemente  e con cura? Ecco, questo libro è così: esteticamente perfetto.
Voto: 6,5

Citazione: "Quand'ero bambino, le sue storie fantastiche mi dicevano che una vita magica era possibile. Anche dopo aver smesso di crederci, percepivo ancora qualcosa di magico in lui. Avere sopportato quegli orrori, aver visto il lato peggiore dell'umanità e ritrovarsi con una vita irriconoscibile, e nonostante questo restare la persona perbene e buona e coraggiosa che conoscevo. Si, quella era magia. Quindi no, non gli avrei dato del bugiardo, del traditore o del cattivo padre. Perché se lui non era un uomo per bene, forse nessun altro poteva esserlo."

Colonna sonora: Running up that hill dei Placebo


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domenica 8 gennaio 2017

Women Challenge 2017

Anno nuove, sfide nuove!
Io adoro le sfide letterarie. Da quando le ho scoperte su aNobii, qualche anno  fa, ne vado letteralmente pazza. Solo che, pasticciona come sono, ho cominciato ad iscrivermi ad un numero di sfide impressionante, tipo accumulatrice seriale. Risultato? In tre anni non ne ho terminata nessuna. Non mi smentisco mai…
Quest’anno ho deciso di fare le cose per bene, complice il ritorno al blog. Quindi ne sceglierò davvero poche, quelle che riterrò più interessanti e stimolanti. Anche perché, almeno per quanto mi riguarda, lo scopo primario di questi challenges è quello di farmi scoprire nuovi autori, fare ampliare i miei orizzonti letterari.
jane-austenIn questa ottica la prima sfida che ho scelto è la Women Challenge, ideata da Valentina del favoloso blog Peek a Book (blog che vi consiglio vivamente di frequentare) e ormai giunta alla quinta edizione.
Alle prime due edizioni ho, neanche a dirlo, fallito miseramente (ahaha sai che novità) e oggi la scelgo nuovamente perché mi rendo sempre più conto che tra i miei libri letti quelli scritti dai signori maschietti sono nettamente superiori a quelli scritti dalle signore (anche se, devo dire, negli ultimi tempi sto decisamente migliorando). Non so perché, onestamente non credo ci sia una spiegazione vera e propria, ma vorrei cercare di porre rimedio a questa discriminazione letteraria😉

Le regole sono molto semplici:
– Può partecipare chiunque
– Non è necessario avere un blog per partecipare. Se non avete un blog potete lasciare un commento al link di Peek a Book (se vi va potete lasciare un commento anche qui)
– Per chi ha un blog: create un post con la vostra iscrizione alla sfida e postate il relativo link nello spazio apposito su Peek a Book
– Sono ammessi audiolibri, e-book, favolosissimi libri cartacei e riletture
– La sfida parte il 1 gennaio 2017 e terminerà il 31 dicembre 2017.
Ci sono quattro livelli di difficoltà tra cui scegliere:
BABY GIRL – leggi 5 libri scritti da un’autrice donna
GIRLS POWER – leggi da 6 a 15 libri scritti da un’autrice donna
SUPER GIRL – leggi da 16 a 20 libri scritti da un’autrice donna
WONDER WOMAN – leggi più di 20 libri scritti da un’autrice donna
Io ho scelto il livello 2, che per iniziare mi sembra possa andare bene.
A questo link trovate tutte le info!
Buona sfida a tutti!


martedì 3 gennaio 2017

Anno nuovo, blog nuovo

Era nel lontano 2009 che, bisognosa di condividere con qualcuno la mia passione per la lettura, mi accingevo ad aprire il mio primo blog "letterario". Tutto iniziò su una piattaforma che non credo nemmeno esista più, Il Cannocchiale. Lì nacque Bookshelf, letteralmente una mensola da riempire. Pochi mesi dopo decisi di trasferire tutto qui, su Blogger. E per 5 anni Bookshelf è stata la mia casa, il mio "bambino" da accudire. Ho amato quel blog come non pensavo si potesse amare qualcosa di virtuale. Ci ho davvero messo l'anima. Poi, come spesso capita, le cose cambiano, la vita delle persone cambia, e questa mensola a cui tenevo tanto, ha cominciato a riempirsi di polvere. Così tanta polvere che, alla fine, ho deciso di mollare tutto. Era il 2014 quando ho messo la parola fine a Bookshelf. Una tristezza infinita, ma era giusto così.
Ho provato poi a tentare una nuova avventura su Wordpress, ma è durata davvero poco.
E oggi sono di nuovo qui... Perché mai, vi chiederete giustamente... Bè semplicemente perché, all'improvviso, mi è tornata la voglia di scrivere, di parlare di libri e di condividere tutto questo con voi. Non so quanto durerà (sono decisamente volubile in fatto di blog) ma non vedo l'ora di ricominciare.
Questa volta però, vorrei fare le cose diversamente. Questo nuovo blog parlerà sì di libri (soprattutto di libri), ma non sarà più monotematico come il precedente. Vorrei renderlo più vario, di più ampio respiro, parlando anche di cinema e arte in generale, o comunque di tutto quello che mi verrà in mente.
Insomma vedremo cosa uscirà e spero che vogliate accompagnarmi in questa nuova avventura.

Stay Bookish!